Dopo l’uscita della 𝘱𝘳𝘦𝘭𝘶𝘹𝘦 lo scorso 4 luglio, JID torna a distanza di tre anni con un album dai temi forti e consapevoli, che spaziano dalle difficoltà della vita urbana alla ricerca di un senso profondo della vita. In 𝘎𝘭𝘰𝘳𝘺, il protagonista della narrazione è il fratello maggiore, il suo rapporto con il carcere e la vita di strada, quindi i problemi istituzionali, morali e religiosi esaminati da JID. In particolare, si nota qui una tensione tra la gloria resa a Dio e la sua natura redentiva nel primo verso e gli spazi di agibilità dell’uomo alle prese con le trappole sistemiche: “𝘝𝘦𝘯𝘨𝘦𝘢𝘯𝘤𝘦 𝘪𝘴 𝘵𝘩𝘦 𝘓𝘰𝘳𝘥'𝘴, 𝘴𝘰 𝘐 𝘭𝘦𝘢𝘷𝘦 𝘪𝘵 𝘶𝘱 𝘵𝘰 𝘎𝘰𝘥 / 𝘉𝘶𝘵 𝘪𝘧 𝘏𝘦 𝘥𝘰𝘯'𝘵 𝘮𝘰𝘷𝘦 𝘧𝘰𝘳𝘸𝘢𝘳𝘥, 𝘐'𝘮𝘢 𝘨𝘦𝘵 𝘮𝘦 𝘮𝘪𝘯𝘦𝘴”. In 𝘊𝘰𝘮𝘮𝘶𝘯𝘪𝘵𝘺, con Pusha T e No Malice, l’invito è di rifocalizzare proprio l’attenzione su temi socialmente rilevanti: “𝘐 𝘥𝘰𝘯'𝘵 𝘨𝘪𝘷𝘦 𝘢 𝘧𝘶𝘤𝘬 𝘢𝘣𝘰𝘶𝘵 𝘯𝘰 𝘪𝘯𝘥𝘶𝘴𝘵𝘳𝘺 𝘣𝘦𝘦𝘧 / 𝘈𝘪𝘯'𝘵 𝘯𝘰𝘣𝘰𝘥𝘺 𝘨𝘪𝘷𝘦 𝘢 𝘧𝘶𝘤𝘬 𝘸𝘩𝘦𝘯 𝘛𝘢𝘺 𝘸𝘢𝘴 𝘥𝘦𝘢𝘥 𝘪𝘯 𝘵𝘩𝘦 𝘴𝘵𝘳𝘦𝘦𝘵”. Una traccia di spicco è sicuramente 𝘖𝘧 𝘉𝘭𝘶𝘦, dove l’MC si confronta con Dio, cerca di comprenderne gli aspetti più significativi a partire dalla propria esperienza. Questa è segnata dalla continuità “𝘏𝘦𝘢𝘷𝘦𝘯 𝘸𝘢𝘴 𝘏𝘦𝘭𝘭 𝘢𝘯𝘥 𝘷𝘪𝘤𝘦-𝘢 𝘷𝘦𝘳𝘴𝘢, 𝘢 𝘷𝘦𝘳𝘴𝘦 𝘰𝘧 𝘷𝘪𝘤𝘦𝘴”, dove il peccatore, ci dice alla fine, è destinato a pentirsi e ripetere gli stessi errori. In un ambiente dove non ci sono certezze, seguire i falsi idoli potrebbe essere un errore: “𝘕𝘦𝘷𝘦𝘳 𝘳𝘦𝘣𝘦𝘭 𝘧𝘳𝘰𝘮 𝘵𝘩𝘦 𝘴𝘪𝘥𝘦 𝘰𝘧 𝘎𝘰𝘥, 𝘺𝘰𝘶 𝘣𝘦𝘦𝘯 𝘭𝘦𝘢𝘥 𝘵𝘰 𝘱𝘳𝘦𝘷𝘢𝘪𝘭 / 𝘍𝘰𝘭𝘭𝘰𝘸𝘪𝘯' 𝘪𝘥𝘰𝘭𝘴 𝘵𝘩𝘢𝘵'𝘴 𝘧𝘢𝘭𝘴𝘪𝘧𝘪𝘦𝘥 𝘪𝘴 𝘵𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘢𝘥𝘭𝘪𝘦𝘴𝘵 𝘵𝘳𝘢𝘪𝘭”. Come Mosè e Davide, JID accetta la sua vocazione, pur assumendo tutta la fragilità umana: “𝘉𝘶𝘵 𝘐 𝘬𝘯𝘰𝘸 𝘎𝘰𝘥 𝘨𝘪𝘷𝘦 𝘵𝘩𝘦 𝘩𝘦𝘢𝘷𝘪𝘦𝘴𝘵 𝘭𝘰𝘢𝘥 𝘵𝘰 𝘵𝘩𝘦 𝘴𝘵𝘳𝘰𝘯𝘨𝘦𝘴𝘵 𝘴𝘰𝘭𝘥𝘪𝘦𝘳𝘴 / 𝘈𝘯𝘥 𝘪𝘧 𝘐 𝘬𝘯𝘰𝘸 𝘵𝘩𝘪𝘴, 𝘐 𝘮𝘪𝘨𝘩𝘵 𝘢𝘴 𝘸𝘦𝘭𝘭 𝘢𝘴𝘴𝘶𝘮𝘦 𝘵𝘩𝘦 𝘳𝘰𝘭𝘦 [...] 𝘛𝘦𝘭𝘭𝘪𝘯' 𝘎𝘰𝘥 𝘸𝘩𝘢𝘵 𝘐 𝘯𝘦𝘦𝘥, 𝘐 𝘧𝘢𝘭𝘭 𝘰𝘯 𝘮𝘺 𝘬𝘯𝘦𝘦𝘴, 𝘵𝘩𝘦𝘯 𝘴𝘵𝘢𝘯𝘥 𝘰𝘯 𝘮𝘺 𝘧𝘦𝘦𝘵”.

Mattia

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