Alla ricerca dell'oscurità: un viaggio nel misterioso album di Huremic

Il nuovo album di Huremic (alter ego di Parannoul, artista sudcoreano essenziale nello shoegaze contemporaneo) è uno dei più misteriosi e radicali di quest’anno. I climax emozionali e le strutture post-emo dei suoi precedenti lavori vengono qui rimpiazzati da un sound oscuro e abrasivo, con una struttura a flusso sonoro, in cui tracce monolitiche scorrono l’una dentro l’altra senza soluzione di continuità.

Ogni sequenza di questo album è uno spazio alieno in cui affondare: in tal senso, può spiazzare tutti coloro che cercano di seguire a tutti i costi la musica, ma non sono in grado di subirla.

Il flusso di quest’opera richiama inevitabilmente altre esperienze musicali immersive, come i mantra ipnotici e i crescendo disturbanti degli Swans, i vortici tribali dei Boredoms, i rituali cosmici dei Natural Snow Buildings e il drone-metal deformato di Boris.

Il primo movimento è un capolavoro di stratificazione sonora: un paesaggio desolato, dominato da un riff ipnotico di basso, si riempie progressivamente di oscurità, all’insegna del mantra ripetuto “I’m seeking darkness”, che suona come una vera e propria dichiarazione di intenti. Già da questa prima traccia possiamo notare come l’aspetto narrativo sia qui relegato quasi unicamente alla trama sonora (a scapito delle liriche): evidentemente, le parole non bastano a descrivere un’oscurità così penetrante e disturbante.

Il secondo brano è più ossessivo e sembra una versione aliena di Oxygen degli Swans, con saliscendi sballati di chitarra e note acutissime sullo sfondo, fino a esplodere in un finale allucinogeno.

Il terzo movimento ci porta inizialmente in territori più folk, con percussioni e chitarra acustica. Il brano ha una crescita lenta e, anche nel picco di intensità noise, mantiene un ritmo languido, per poi lasciare spazio a una splendida atmosfera celestiale, costituita principalmente da chitarre sognanti.

Tuttavia, il mio preferito è forse il quarto movimento, con riff di basso, chitarre distorte e giri di batteria che si rincorrono in una cavalcata epica, che nel climax ricorda i migliori momenti strumentali dei Rush, per poi dissolversi in un finale rarefatto à la Bark Psychosis.

L’album si conclude con la Pt. 5, con riff di chitarra doom metal e un potente epilogo con accompagnamento di piano, che ci riporta parzialmente al sound degli scorsi album di Parannoul.

Seeking Darkness non è un disco che si lascia decifrare facilmente, né che cerca di compiacere. È un’opera che chiede tempo, abbandono e soprattutto disposizione a lasciarsi trasformare dal suono.
Non è un album per tutti, ma è certamente tra i miei preferiti del 2025.

Che la Musica vi accompagni!

Luca

Ascolta qui: https://youtu.be/3ekK8S6Lr4k?si=GNNQNZsO7TbooBdx

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Data: 03/07/2025
Autore: Luca